Costruiamo un sistema all'altezza della sfida scientifica globale e solidale con chi è minacciato

COSTRUIAMO UN SISTEMA ALL’ALTEZZA DELLA SFIDA SCIENTIFICA GLOBALE E SOLIDALE CON CHI È MINACCIATO
L'università e la ricerca italiana sono deboli. I talenti fuggono, i fondi scarseggiano, la burocrazia paralizza. Mentre scriviamo, una ricercatrice russa è minacciata di espulsione dagli Stati Uniti verso un regime che l'ha già arrestata per aver protestato contro la guerra. Il suo nome è Kseniia Petrova ed è il simbolo di una crisi globale.
L'Italia ha una scelta: continuare a guardare i propri ricercatori emigrare all'estero, oppure cogliere questa occasione storica per trasformare la crisi della scienza globale in un'opportunità nazionale.
L’alternativa vorrebbe dire consegnarsi alla marginalizzazione nello scenario globale, giacché la scienza è sempre più al centro delle sfide geopolitiche e delle tensioni tra democrazie e regimi autoritari.
Con questo appello chiediamo al Parlamento e al Governo italiani un intervento urgente, concreto e lungimirante:
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avviare un piano strategico per rafforzare il sistema della ricerca scientifica in Italia, capace di attrarre talenti internazionali di eccellenza e valorizzare quelli italiani;
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contestualmente chiediamo che l’Italia offra asilo politico a ricercatori come Kseniia Petrova, un caso emblematico del nostro tempo e, al contempo, un’opportunità concreta di affermare i nostri valori e importare competenze di eccellenza.
Kseniia Petrova, bioinformatica presso la Harvard Medical School, è stata detenuta dagli Stati Uniti dopo la revoca del visto per una violazione doganale minore. Un episodio che, nella prassi, potrebbe comportare una sanzione amministrativa, ma che in questo caso si è tradotto in una misura estrema: la detenzione e il rischio concreto di espulsione verso la Russia, dove Petrova è già stata arrestata per aver manifestato contro l'invasione dell'Ucraina e invocato l'impeachment di Vladimir Putin.
Il suo caso, anche in caso di auspicata soluzione giudiziaria a suo favore, segnala un deterioramento crescente del clima politico per la comunità scientifica internazionale.
A ciò si aggiunge l’approccio dell’amministrazione Trump, che negli ultimi mesi ha riacceso le ostilità contro la ricerca: tagli ai fondi, pressioni sull’autonomia delle università, ostacoli burocratici per i ricercatori stranieri e limitazioni alle libertà accademiche.
Il caso Petrova è esemplare di un’opportunità più ampia per l'Italia: rafforzare il nostro impegno verso una scienza libera e indipendente, creando specifici permessi di soggiorno e lavoro a procedura accelerata, costruendo un ecosistema di ricerca che risponda alle esigenze sia dei talenti internazionali in cerca di contesti democratici e competitivi, sia dei ricercatori italiani costretti spesso a cercare all'estero ciò che il proprio Paese non riesce ancora a garantire in termini di stabilità, sviluppo e riconoscimento professionale.
Il 5 Maggio 2025, la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha annunciato il piano “Choose Europe for Science”: ulteriori 500 milioni di euro erogati nel periodo 2025-2027 per fare dell'Europa un centro d'attrazione per i ricercatori. E’ un passo europeo importante, ma l'Italia non potrà colmare il suo divario di competitività se non affronta le proprie debolezze sistemiche, che vanno oltre la cronica scarsità di risorse.
Per riuscirci, serve una visione ambiziosa, ma anche strumenti immediati.
Chiediamo che, in parallelo alla necessaria riforma strutturale del sistema universitario italiano, vengano attivati fondi straordinari e mirati, destinati alla creazione di reti di ricerca di eccellenza, capaci di competere con i grandi centri internazionali.
Questi fondi – adeguati in durata ed importo – dovrebbero essere gestiti con modalità commissariali, ispirate alle prassi agili, stabili e indipendenti dei migliori enti scientifici internazionali, così da accelerare assunzioni, mobilità, progetti e infrastrutture.
L’obiettivo è fare da ponte verso una riforma che renda queste modalità la norma, superando le attuali rigidità amministrative.
Nel dettaglio, proponiamo:
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un forte aumento degli investimenti pubblici nella ricerca, allargando anche l'offerta di strumenti di finanziamento;
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l’attivazione di percorsi straordinari per attrarre ricercatori ad alto potenziale in fuga da contesti autoritari o instabili;
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una gestione flessibile e competitiva delle risorse, orientata a risultati, impatto e collaborazione tra università, imprese e territori, vincolata alla creazione di hub ed ecosistemi competitivi con l’eccellenza mondiale, in continuità anche con Il rapporto sul futuro della competitività europea di Mario Draghi;
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garantire grant e finanziamenti stabili e prevedibili, evitando ritardi e incertezze che attualmente ostacolano lo sviluppo della ricerca scientifica nel Paese e permettendo anche ai ricercatori all'inizio della carriera di sviluppare l'indipendenza e proseguire il loro percorso.
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una valorizzazione reale dell’originalità scientifica e della libertà di ricerca, oltre la logica della quantità e dell’omologazione.
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Un’agenzia/comitato scientifico di alto profilo, indipendente e protetto dall'ingerenza politica, per la valutazione dei progetti in modo trasparente e con tempistiche certe.
Ma per essere sostenibile, il nostro modello deve evolvere: non possiamo più basare la scienza soltanto su fondi pubblici lenti e insufficienti.
Proponiamo di facilitare fin da subito l’accesso regolato di capitali privati, italiani ed esteri, con incentivi condizionati al rafforzamento del tessuto scientifico e produttivo in Italia.
Chiediamo inoltre che le Università – o il Ministero per loro - costituiscano fondi patrimoniali da investire, destinando alla ricerca i proventi finanziari generati, nella logica dell’endowment adottato negli Stati Uniti ed altrove, anche per garantire la libertà accademica. I fondi patrimoniali vanno accompagnati da incentivi fiscali adeguati per la raccolta di donazioni e l’attivazione di strumenti finanziari innovativi per adeguare l’infrastruttura della ricerca scientifica in Italia e attrarre ricercatori di alto livello internazionali, incoraggiandoli a trasferirsi in Italia e lavorare nelle nostre università e centri di ricerca.
Massimizzare l’impatto della ricerca significa generare start-up, brevetti, tecnologie e nuovi posti di lavoro altamente qualificati e adeguatamente retribuiti.
Un sistema universitario che funziona è anche una fucina di innovazione concreta, capace di trasformare la conoscenza in valore economico, leadership industriale e benessere sociale.
Una più efficace sinergia tra ricerca universitaria e tessuto imprenditoriale è anche un potente volano trasformativo per i territori e i comuni.
A Roma, ad esempio, questa strategia può partire subito, integrando la ricerca universitaria d’avanguardia con il nostro importante distretto farmaceutico e bio-ingegneristico-medicale, ancora sottoutilizzato rispetto alle sue potenzialità. È un’occasione storica per attivare ecosistemi di ricerca in grado di trattenere e attrarre intelligenze globali.
Oltre Roma, da Nord a Sud esistono numerosi ecosistemi territoriali che, con un adeguato sostegno, possono diventare poli di eccellenza globale grazie alla indispensabile sinergia europea.
Chiediamo quindi:
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l’immediata attivazione di un canale umanitario e accademico per Kseniia Petrova e altri simili casi;
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l’elaborazione di un piano nazionale per attrarre ricercatori internazionali di eccellenza, sul modello dei programmi di accoglienza scientifica attivi ad esempio in Germania, Francia, Belgio e Canada;
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l’avvio di una fase straordinaria e sperimentale, dotata di fondi e strumenti speciali, che possa poi trasformarsi in riforma strutturale del sistema universitario italiano.
La libertà scientifica, l’attrazione dei talenti e la competitività tecnologica sono i cardini del futuro italiano ed europeo.
Scegliamo di essere un Paese che protegge chi rischia la libertà per dire la verità, e che investe con intelligenza per far crescere la ricerca, l’industria e la democrazia.
Andrea Massaroni
Coordinatore di +Europa Roma
Primo firmatario e promotore dell'appello
andrea.massaroni@piuricerca.it
David Garzella
Direttore di Ricerca in Fisica, Parigi
Co-promotore dell’appello
FIRMA L'APPELLO
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