Costruiamo un sistema all'altezza della sfida scientifica globale e solidale con chi è minacciato

BELLA ROMA, MA NON BALLA.
FACCIAMOLA BALLARE.
L'impatto della ricerca sull'economia di Roma: analisi approfondita e comparazioni internazionali

"Per costruire una grande città occorre creare una grande università e aspettare 200 anni"
Fonte: Daniel Patrick Moynihan citato in Parilla, J. & Haskins, G. (2023). How research universities are evolving to strengthen regional economies. Brookings Metro.
Quando pensiamo a cosa può cambiare il destino di una città, ci viene in mente una grande industria, una scoperta tecnologica, un evento storico. Ma raramente pensiamo a un'università. Eppure, come dimostrano Oxford, Louvain-la-Neuve, Hangzhou, Stanford, l'università non si limita a entrare nel paesaggio urbano: lo rifonda. Cambia le persone che lo abitano. E cambia ciò che quella città può diventare.
L'università è, in altre parole, una delle forme più potenti di pianificazione urbana del XXI secolo. E i dati – da Cambridge a Shenzhen – ci dicono che è tempo di trattarla come tale. Bene ricordare che vale anche per l'Italia.Il documento che segue racconta i punti di forza, i punti di debolezza e il grande potenziale inespresso dell’ecosistema romano.
La ricerca scientifica è fondamentale perché le università siano volano di sviluppo economico
Le università sono volano di sviluppo economico e sociale, molto di più se fanno seria ricerca scientifica. È quanto racconta, tra gli altri, Noah Smith in un articolo per Bloomberg: le università di ricerca non incidono sull'economia locale solo "formando" i residenti, ma soprattutto aumentando la domanda di lavoro qualificato attraverso la ricerca, l'attrazione di talenti e la nascita di imprese. Questo ribalta la tradizionale idea della "università-consumatrice" (incentrata sulla didattica) a favore della "università-produttrice" (incentrata su R&D e trasferimento tecnologico).
Evidenze empiriche chiave
Punto chiave | Evidenza empirica | Fonte |
Spillover salariali dei laureati | +1 p.p. di quota di laureati in una città ⇒ salari: dropout + 1,9 %; diplomati + 1,6 %; stessi laureati + 0,4 %. | Moretti, E. (2004). Estimating the Social Return to Higher Education: Evidence from Longitudinal and Repeated Cross-Sectional Data. Journal of Econometrics, 121(1-2), 175-212. URL: https://eml.berkeley.edu/~moretti/socret.pdf |
Scarsa ritenzione dei laureati | Solo il 42 % dei laureati di corsi quadriennali resta nell'area (68 % nei bienni). | Rothwell, J. (2015, 17 novembre). What Colleges Do for Local Economies: A Direct Measure Based on Consumption. Brookings Institution. URL: https://www.brookings.edu/articles/what-colleges-do-for-local-economies-a-direct-measure-based-on-consumption/ |
Ricerca universitaria > lauree | Raddoppiare l'intensità di R&D accresce il capitale umano locale di 6,8 % (contro 8,8 % per il raddoppio delle lauree, ma con molto maggiore effetto sulla domanda di skill). | Abel, J. R., & Deitz, R. (2009). Do Colleges and Universities Increase Their Region's Human Capital? Federal Reserve Bank of New York, Staff Report No. 401. URL: https://files.eric.ed.gov/fulltext/ED517583.pdf |
"Consumer vs producer university" | «…CSU needs to be more than a successful "consumer" university … but also a "producer" university». | Piiparinen, R. (2018, 1 agosto). Care Counts: Tackling Cleveland's Health Disparities Could Be the Key to Our Economic Future. Cleveland Magazine. URL: https://clevelandmagazine.com/in-the-cle/care-counts |
Fonte: Noah Smith, How Universities Make Cities Great, URL: https://www.bloomberg.com/view/articles/2018-03-06/how-universities-make-cities-great
Altri moltiplicatori dalla letteratura internazionale
Studio / fonte | Indicatore misurato | Coefficiente / Moltiplicatore | Spiegazione chiara | Fonte bibliografica e URL | Applicabilità a Roma |
Valero & Van Reenen, 2019 – LSE / NBER | PIL regionale | +0,4% di PIL pro capite per ogni +10% di università per abitante | Aumentare del 10% il numero di università in una regione porta in media a una crescita dello 0,4% del reddito pro capite locale. | Valero, A., & Van Reenen, J. (2019). The economic impact of universities: evidence from across the globe. Economics of Education Review, 68, 53–67. https://doi.org/10.1016/j.econedurev.2018.09.001 | Alta – Roma ha una bassa densità universitaria rispetto alle grandi metropoli, quindi l'effetto marginale di nuove sedi o potenziamenti può essere significativo. |
Jaffe, 1989 – American Economic Review | Brevetti industriali | Elasticità 0,6: +1% R&D universitario ⇒ +0,6% brevetti aziendali | Per ogni aumento dell'1% nella spesa universitaria in ricerca, i brevetti delle aziende locali aumentano in media dello 0,6%. | Jaffe, A. B. (1989). Real Effects of Academic Research. American Economic Review, 79(5), 957-970. https://www.jstor.org/stable/1831431 | Alta – Roma ha molti atenei pubblici e centri di ricerca, ma l'interazione con le imprese locali è bassa: migliorare il trasferimento tecnologico potrebbe avere impatti immediati. |
London Economics, 2024 – per Universities UK | Ritorno economico dalla ricerca universitaria | Moltiplicatore medio 4,95; rapporto benefici/costi pubblici 9,9 | Ogni sterlina investita in ricerca universitaria genera quasi 5 sterline di valore aggiunto privato e circa 10 di benefici totali per l'economia. | London Economics (2024). The economic impact of universities in the UK. https://www.universitiesuk.ac.uk | Molto alta – Studi UK sono utili per modellizzare il ritorno sull'investimento pubblico in ricerca accademica anche in contesto romano. |
Oxford University impact study, 2018-19 | Impatto economico complessivo (produttività, trasferimento conoscenza) | £1 genera £10,3 di impatto; solo produttività moltiplicatore 5,3 | Per ogni sterlina investita dall'università di Oxford, si generano oltre 10 sterline di valore economico, di cui oltre 5 legate alla sola produttività. | Oxford University (2019). The economic impact of the University of Oxford. https://www.ox.ac.uk/about/organisation/university-finances | Alta – La Sapienza e altri grandi atenei potrebbero produrre impatti analoghi se supportati da investimenti e politiche di trasferimento. |
AUTM/BIO report USA, 2022 (1996–2020) | PIL e occupazione da brevetti universitari | $1.000 miliardi di PIL; 6,5 milioni posti di lavoro in 25 anni | Le licenze di brevetti universitari hanno generato circa 1.000 miliardi di dollari di PIL e sostenuto 6,5 milioni di posti di lavoro negli USA (1996–2020). | Pressman, L. et al. (2022). The Economic Impact of Licensing University Inventions. BIO & AUTM. https://autm.net/AUTMMain/media/Surveys-Tools/Documents/AUTM-BIO-Report.pdf | Alta – Potenziale di sviluppo attraverso spin-off e valorizzazione dei brevetti è poco sfruttato a Roma: effetto replicabile. |
Hausman, 2022 – Rev. Econ. & Stat. | Occupazione e salari dopo legge Bayh-Dole | +18,1 lavoratori e +0,4% salari per settore/area | La promozione della proprietà intellettuale universitaria ha aumentato l'occupazione di 18 addetti e i salari dello 0,4% nei settori più collegati alla ricerca locale. | Hausman, N. (2022). University Innovation and Local Economic Growth. Review of Economics and Statistics. https://doi.org/10.1162/rest_a_01131 | Media – Applicabile in contesti di policy nazionali (es. Italia post-PNRR); l'effetto diretto su Roma dipende dalla specializzazione industriale dei territori. |
Rahman et al., 2024 – PLOS ONE | Urbanizzazione dopo apertura di un campus | +1,6% area urbanizzata in 10 anni; +29,8% in 20 anni | L'insediamento universitario ha aumentato l'area urbanizzata fino al 30% nel giro di 20 anni nelle città medie asiatiche. | Rahman, M. N. et al. (2024). Transforming landscapes: The impact of universities on urbanization. PLOS ONE, 19(10): e0302362. https://doi.org/10.1371/journal.pone.0302362 | Alta – L'espansione o rilocalizzazione di campus universitari può avere effetti di rigenerazione urbana in periferie o ex aree industriali romane (es. San Lorenzo, Tiburtina, Ostiense). |
La letteratura conferma che la leva decisiva è l'attività di ricerca, la quale rafforza l'ecosistema economico più del semplice output di titoli di studio.
Come misurare l'impatto economico delle università
1. Analisi input-output a livello territoriale (valore aggiunto locale)
Metodo
Utilizza modelli input-output regionali o nazionali, basati su matrici Leontief, per misurare il valore aggiunto lordo (GVA) e l'occupazione generati dalla presenza e dalle attività dell'università (spesa, salari, contratti, ricerca, studenti, turisti accademici, spin-off).
Esempi
University of Cambridge (UK)
Studio London Economics 2022: impatto annuo di £ 29,8 miliardi di GVA nel Regno Unito, inclusi oltre 86.000 posti di lavoro.
Viene calcolato un moltiplicatore marginale di £ 12,65 per ogni milione di sterline investito in ricerca pubblica.
University of Oxford (UK)
Studio analogo (2019): GVA di £ 15,7 miliardi, con un moltiplicatore di £ 10,30 per ogni sterlina investita nella ricerca e nel knowledge exchange.
Cosa misurano davvero
Il contributo diretto, indiretto e indotto dell'università all'economia locale o nazionale, nello stesso periodo in cui si verifica la spesa.
Le categorie incluse: stipendi, consumi, servizi appaltati, fornitori locali, affitti, mobilità, licenze, start-up, ma non ricavi esterni o futuri.
Validità
Alta per policy territoriali e analisi di breve periodo. È la base usata anche dalla Commissione Europea per valutare Horizon Europe (moltiplicatore stimato: x11 in media).
Questi studi non misurano l'innovazione o l'impatto trasformativo di lungo termine.
2. Analisi dell'impatto imprenditoriale e di lungo periodo (valore cumulato alumni)
Metodo
Rileva, attraverso survey longitudinali o censimenti, le imprese fondate da ex studenti e stima il fatturato aggregato e il numero di posti di lavoro creati nel tempo.
Non si riferisce a un territorio, né a un anno specifico: è una proiezione storica di impatto reputazionale e formativo.
Esempi
Massachusetts Institute of Technology (MIT)
Rapporto 2014: 30.200 imprese fondate da alumni MIT, con 1.900 miliardi di dollari di ricavi annui e oltre 4,6 milioni di occupati nel mondo.
Stanford University
Studio Eesley & Miller 2012: imprese fondate da ex studenti generano 2.700 miliardi di dollari di fatturato e 5,4 milioni di occupati.
Cosa misurano davvero
La capacità formativa e imprenditoriale di un'università, manifestata a distanza di anni o decenni attraverso le performance economiche degli alumni.
Non è un indicatore di PIL né un impatto locale, ma una stima cumulativa di ricchezza creata, spesso in ecosistemi geografici differenti da quello dell'ateneo (es. ex studenti MIT a Singapore o Berlino).
Validità
Alta per analizzare il ruolo di un'università come motore di leadership economica globale.
Non è applicabile a fini di bilancio pubblico, pianificazione urbana o politiche regionali di innovazione.
Tentativi recenti di integrazione
Il Global University Venturing Index misura la qualità dell'output in termini di start-up, brevetti, exit e capitale raccolto, combinando dati locali e globali.
Il Leiden Ranking offre dati granulari sulle collaborazioni industriali (es. % pubblicazioni co-firmate con aziende).
Il Times Higher Education Impact Ranking valuta le università in relazione agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs), compreso l'impatto sull'industria e l'innovazione.
Competenze di Comune e Regione
Di norma, in Italia università e ricerca sono competenza prevalentemente statale (attraverso il Ministero dell'Università e della Ricerca – MUR) e degli stessi atenei, i quali godono di una significativa autonomia. Tuttavia, Regioni e Comuni possono svolgere un ruolo complementare e di supporto, soprattutto sul versante del diritto allo studio, degli alloggi per studenti e ricercatori, dei servizi, della programmazione territoriale, del sostegno a progetti di innovazione e ricerca applicata.
1. Competenze della Regione Lazio
Diritto allo studio
La Regione Lazio finanzia borse di studio, servizi abitativi e mensa per gli studenti universitari tramite l'ente regionale DiSCo (Ente regionale per il Diritto allo Studio e la promozione della Conoscenza, subentrato a Laziodisu).
Riferimento normativo e organizzativo sul sito ufficiale della Regione Lazio, sezione Istruzione e Formazione: "La Regione Lazio, attraverso DiSCo, promuove e coordina interventi a favore degli studenti universitari, quali borse di studio, contributi alloggio e servizi mensa." [Fonte: Regione Lazio – Istruzione e Formazione]
Programmazione e sostegno alla ricerca
In base al D.lgs. n. 112/1998, alcune funzioni amministrative in materia di ricerca e innovazione sono state trasferite alle Regioni, che possono istituire bandi e cofinanziare progetti di ricerca applicata, dottorati industriali, laboratori congiunti tra atenei e aziende.
Esempio: i bandi regionali per il sostegno a startup innovative o per la creazione di poli di innovazione (spesso in collaborazione con università laziali).
Coordinamento e pianificazione territoriale
La Regione può stabilire linee guida e accordi quadro con le università su temi come formazione professionale, progetti europei e collegamento con il sistema produttivo locale.
2. Competenze del Comune di Roma (Roma Capitale)
Pianificazione urbanistica e servizi
Il Comune (Roma Capitale) può intervenire nella realizzazione di infrastrutture che servono anche gli atenei (trasporti, viabilità, impianti sportivi) o nella concessione di spazi comunali per attività di ricerca e formazione.
Secondo la normativa nazionale (Testo Unico degli Enti Locali, D.lgs. 267/2000) e lo Statuto di Roma Capitale, il Comune partecipa alla pianificazione del territorio, includendo eventualmente aree destinate all'edilizia universitaria.
Accordi e progetti congiunti con gli atenei
Roma Capitale può stipulare protocolli d'intesa con università e centri di ricerca per favorire l'innovazione, la valorizzazione del patrimonio culturale e la rigenerazione urbana (ad esempio, progetti di ricerca in ambito archeologico, sociale, ambientale).
Citazione dal Dipartimento Attività Produttive e Sviluppo Economico di Roma Capitale: "Tra i compiti del Dipartimento rientra la promozione di progetti condivisi con istituzioni scientifiche e università, volti a incentivare lo sviluppo economico, sociale e culturale di Roma." [Fonte: Roma Capitale – Dipartimento Attività Produttive]
Supporto all'internazionalizzazione
Il Comune può collaborare con gli atenei nel promuovere l'immagine di Roma a livello internazionale, sostenendo eventi e iniziative mirate ad attrarre studenti e ricercatori da altri Paesi (fiere, manifestazioni culturali, borse di mobilità in partenariato con ambasciate e istituti esteri).
3. Equilibri tra Stato, Regione e Comune
Livello Statale (MUR): definisce la legislazione di base, i criteri di finanziamento delle università statali, l'accreditamento e la valutazione della qualità dei corsi (tramite l'ANVUR).
Regione Lazio: gestisce e finanzia interventi relativi al diritto allo studio (borse, alloggi, mensa), finanzia bandi di ricerca e innovazione, pianifica a livello territoriale in sinergia con gli atenei.
Comune di Roma: non interviene sui curricula o sulla didattica, ma può influenzare il contesto in cui l'università opera (edilizia, trasporti, servizi studenteschi, politiche culturali e sociali, protocolli di collaborazione).
ROMA ATTRAVERSO I DATI
I dati qui presentati arrivano attraverso fonti e metodologie diverse. Pur nelle possibili difformità quantitative, ne esce un quadro complessivo coerente, che racconta un potenziale ancora inespresso e alcuni spunti per accorciare la distanza dalle eccellenze globali.
Atenei con sede didattica nell'area metropolitana di Roma e nel Lazio
Ateneo | Iscritti 23/24 | Immatricolati 23/24 | Laureati 2023 | Docenti & Ricercatori† | di cui Tempo indeterminato | di cui Tempo determinato (RTDa + RTDb + RTT) | % Donne docenti | URL fonte MIUR-USTAT |
Sapienza Università di Roma | 111960 | 17637 | 7231 | 4523 | 2749 | 902 | 43,00% | |
Università di Roma "Tor Vergata" | 30668 | 6008 | 2620 | 1570 | 1081 | 257 | 39,00% | |
Università Roma Tre | 33602 | 7039 | 886 | 1185 | 786 | 210 | 42,90% | |
Università di Roma "Foro Italico" | 2377 | 462 | 41 | 76 | 59 | 10 | 47,40% | |
LUISS Guido Carli | 11066 | 2444 | 1178 | 188 | 111 | 20 | 31,90% | |
LUMSA | 8915 | 1484 | 344 | 129 | 78 | 28 | 46,50% | |
Università Campus Bio-Medico | 2931 | 516 | 89 | 214 | 104 | 46 | 36,90% | |
Università Europea di Roma | 2388 | 369 | 51 | 62 | 41 | 6 | 38,70% | |
UNINT | 1354 | 89 | 39 | 43 | 32 | 9 | 48,80% | |
Link Campus University | 851 | 155 | 103 | 88 | 50 | 17 | 41,20% | |
— (fuori Roma Metropolitana) | ||||||||
Univ. di Cassino e Lazio Meridionale | 7321 | 1607 | 1566 | 299 | 229 | 52 | 29,80% | |
Università degli Studi della Tuscia | 7666 | 1516 | 478 | 467 | 263 | 122 | 41,10% |
Atenei telematici con sede legale a Roma (iscritti largamente distribuiti sul territorio nazionale)
Ateneo telematico | Iscritti 23/24 | Immatricolati 23/24 | Laureati 2023 | Docenti & Ricercatori | Tempo indeterminato | Tempo determinato | % Donne docenti | URL fonte MIUR-USTAT |
Universitas Mercatorum | 56333 | n.d. | 338 | 83 | 74 | 9 | 44,60% | |
Univ. "Guglielmo Marconi" | 18854 | 2679 | 314 | 70 | 57 | 12 | 28,60% | |
Univ. "Niccolò Cusano" | 18400 | 1324 | 237 | 125 | 96 | 24 | 33,60% | |
UNINETTUNO | 16877 | n.d. | 684 | 42 | 31 | 10 | 33,30% | |
Univ. "San Raffaele" | 13129 | 9 | 85 | 97 | 66 | 29 | 50,50% | |
Unitelma Sapienza | 3614 | 224 | 49 | 53 | 29 | 19 | 47,20% |
Nota metodologica: I telematici registrano gli iscritti di tutta Italia ma, ai fini MIUR, sono attribuiti alla sede legale romana: questo gonfia la quota di Roma sul Lazio. Per analisi legate all'impatto sul territorio (trasporti, residenzialità, spazi didattici) conviene usare il conteggio "in presenza"; per analisi amministrative o di finanziamento, il MIUR conteggia anche i telematici.
Università straniere a Roma e loro impatto sulla città
Quanti studenti?
John Cabot University (Trastevere): 1 830 iscritti nel semestre autunnale 2024, di cui 795 “visiting” a breve permanenza e 989 studenti degree da 75 Paesi.
American University of Rome (Gianicolo): 704 studenti (324 undergraduate, 331 study-abroad, 49 graduate) nell’autunno 2024.
Altre sedi statunitensi (Temple, St John’s, University of Notre Dame, Boston College, Loyola Chicago ecc.) non pubblicano cifre consolidate, ma l’Associazione AACUPI censisce >150 programmi nord-americani attivi in Italia, 40 dei quali a Roma.
Impatto economico (studio IRPET-AACUPI, nov. 2024)
30 000 studenti USA in Italia nel 2022; previsione 40 000 nel 2024. Ogni studente genera in media 17 400 € di PIL durante il soggiorno (rette, alloggi, spese personali, visite di familiari).
Lazio è la regione più esposta: nel 2023 l’attività dei programmi AACUPI ha prodotto 111,7 M€ (servizi educativi) + 65,3 M€ (spesa studenti/visitatori) = 177 M€ di PIL e ≈2 730 posti di lavoro equivalenti; la proiezione 2024 sale a ≈255 M€.
In termini di ordini di grandezza, il flusso di “turismo accademico” straniero vale già quasi il doppio dei proventi annuali da ricerca competitiva della Sapienza (85 M€) e copre l’8–10 % dei pernottamenti extra-alberghieri in bassa stagione.
Natura dell’impatto
Questi campus fanno prevalentemente didattica “study-abroad”; non competono nei bandi europei né depositano brevetti, ma:
affittano residenze e aule, rivitalizzando quartieri centrali come Trastevere, Testaccio, Prati;
impiegano centinaia di docenti a contratto e personale locale;
alimentano una filiera di servizi (ristorazione, housing per breve termine, servizi culturali) fortemente destagionalizzata.
La crisi degli alloggi per studenti e ricercatori a Roma
1. Una Capitale con poche camere per chi studia
Roma è la prima città universitaria d'Italia, con circa 297.000 iscritti (fonte: MUR, marzo 2025 https://ustat.mur.gov.it). Tuttavia, l'offerta di posti letto per studenti fuori sede è tra le più basse d'Europa.
I dati raccolti dal report "Student Housing 2024" di Scenari Immobiliari e Camplus fotografano una situazione di squilibrio evidente:
Città (2024) | Copertura effettiva su studenti mobile¹ |
Roma | 11% |
Milano | 20% |
Bologna | 18% |
Firenze | 24% |
Torino | 19% |
¹ Fonte: Scenari Immobiliari – "Student Housing Report", luglio 2024 https://www.scenari-immobiliari.it
La categoria "studenti mobile" comprende gli studenti italiani che impiegano oltre 60 minuti per raggiungere la sede universitaria e quelli internazionali. Roma ha un gap di almeno 50.000 posti letto. La situazione si aggrava se si considera che il canone medio per una stanza singola ha superato i 600 euro, secondo Idealista Q1 2025.
2. Cosa succede nel resto d'Europa (e nel mondo)
Il confronto con le principali città europee e università globali mostra come Roma (e l'Italia in generale) sia fortemente sotto la media.
Secondo il rapporto "Student Housing Spotlight 2024" di Savills https://www.savills.com, il tasso di copertura medio in Europa è del 15%, mentre l'Italia è ferma a circa 4% (su tutta la popolazione studentesca). In confronto:
Regno Unito: oltre 30% di copertura
Svezia: 29%
Paesi Bassi: 22%
Francia: 16%
Italia: ~4%
Anche i campus internazionali sono molto più attrezzati:
MIT (Boston): circa il 95% degli studenti undergraduate vive in dormitori o fraternità. Fonte: MIT Facts 2024 – https://facts.mit.edu
Harvard College: 98% degli undergraduate vive nei 12 "Residential Houses". Fonte: Harvard Fact Book 2024 – https://oir.harvard.edu/fact-book
National University of Singapore (NUS): circa il 27% degli studenti è ospitato nei campus. Fonte: NUS – https://nus.edu.sg
3. Il PNRR e i suoi inciampi: una ricostruzione cronologica
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ha previsto un investimento senza precedenti sul tema dell'alloggio universitario. Ma il percorso si è rivelato pieno di ostacoli, come documentato da più fonti.
Dicembre 2021 – Obiettivo iniziale: +7.500 posti letto Nella prima milestone PNRR legata all'housing universitario si prevedeva di aumentare di 7.500 unità l'offerta di posti letto utilizzando la legge 338/2000. Tuttavia, come ricostruito su Lavoce.info, questa milestone è stata considerata raggiunta solo contabilizzando l'avvio di procedure, e non la reale attivazione dei posti. Fonte: Lavoce.info – "Residenze universitarie: l'occasione persa del Pnrr", 9 maggio 2023 https://www.lavoce.info/archives/101115/residenze-universitarie-loccasione-persa-del-pnrr
Dicembre 2022 – Nasce il "nuovo modello PNRR" per gli alloggi Con la Riforma 1.7 (Missione 4 – Componente 1), il Governo lancia uno strumento misto pubblico-privato: vengono stanziati 660 milioni di euro in contributi per sostenere l'investimento di soggetti privati (imprese, fondi immobiliari, etc.). La gestione è centralizzata presso il MUR. Il Decreto Ministeriale 481/2024 fissa il nuovo obiettivo finale: 60.000 nuovi posti letto entro il 30 giugno 2026. Fonte: DM 481/2024 – Ministero dell'Università Sintesi presso: https://www.mur.gov.it/it/news/2024
2023 – Prime criticità emergono Il commento su Lavoce.info segnala già nel 2023 alcuni problemi:
spostamento di 300 milioni di euro dai bandi pubblici a bandi "chiavi in mano" per privati;
criteri poco stringenti sui costi per gli studenti, con rischio di canoni elevati;
tempi incompatibili con la scadenza 2026, specie per le opere di ristrutturazione complesse.
Febbraio 2025 – Stato di avanzamento. Un articolo de La Stampa pubblicato il 3 marzo 2025 certifica che, a quella data, erano solo 23.064 i posti letto effettivamente attivati (38% dell'obiettivo). Il Lazio risulta particolarmente indietro, con appena 2.305 posti. Fonte: La Stampa, "Pnrr: gli alloggi universitari sono 23 mila sui 60 mila previsti", 3 marzo 2025 https://www.lastampa.it/cronaca/2025/03/03/news/pnrr-gli-alloggi-universitari-sono-23mila-sui-60mila-previsti
Ad oggi, Roma rischia di restare ampiamente sotto la soglia europea anche dopo il 2026.
Chi offre oggi alloggi per studenti universitari a Roma?
A Roma, gli alloggi per studenti gestiti direttamente da soggetti pubblici sono ancora molto pochi, specie se confrontati con la dimensione del sistema universitario romano. Le strutture pubbliche attive si dividono principalmente tra le università statali (Sapienza, Roma Tre, Tor Vergata) e DiSCo Lazio, l'ente regionale per il diritto allo studio. A queste si aggiungono alcune residenze private convenzionate, che aumentano l'offerta complessiva ma non sempre garantiscono canoni accessibili.
1. Le residenze delle università pubbliche
Ad oggi, le università pubbliche romane gestiscono direttamente un numero molto limitato di posti letto, pari a circa 516 complessivi. Si tratta di tre strutture:
Sapienza: Residenza "Luca Serianni", attiva dal 2022, con 240 posti letto. Fonte: https://www.uniroma1.it/it/pagina/residenze-universitarie-sapienza
Roma Tre: Studentato "San Paolo", inaugurato nel 2021, con 200 posti letto. Fonte: https://canaledieci.it/2021/11/02/roma-inaugurata-san-paolo-nuova-residenza-universitaria-da-18-milioni-euro
Tor Vergata: Residenza di via Cambridge, inaugurata nel 2022, con 76 posti letto. Fonte: https://www.regione.lazio.it/notizie/inaugurata-residenza-universitaria-tor-vergata
Queste residenze sono nate negli ultimi anni grazie a finanziamenti pubblici, ma coprono una quota molto marginale della domanda.
2. Gli alloggi di DiSCo Lazio
Il grosso dell'offerta pubblica è gestito da DiSCo Lazio, l'ente regionale che assegna ogni anno – attraverso un bando pubblico – alloggi e borse di studio a studenti universitari con requisiti economici e di merito. DiSCo mette a disposizione circa 2.100 posti letto distribuiti in 13 residenze universitarie nella città di Roma (tra cui Ruberti, Borsellino-Falcone, Valco San Paolo, New Cambridge).
Questi alloggi sono assegnati a canoni calmierati (circa 240–260 euro al mese), ma la disponibilità rimane ampiamente inferiore rispetto alla platea di beneficiari potenziali, che si stima in almeno 15.000-20.000 studenti fuori sede aventi diritto. Fonte: Università Tor Vergata – https://web.uniroma2.it/contenuto/posti_alloggio_disco_lazio
3. Le residenze private convenzionate
Accanto alle strutture pubbliche, operano a Roma diversi gestori privati specializzati in housing universitario, come Camplus, Campus X, DoveVivo, CX e altri. Questi operatori offrono attualmente tra i 5.000 e i 6.000 posti letto, soprattutto nei pressi delle grandi università o in quartieri ben serviti dal trasporto pubblico.
Tuttavia, questi alloggi non rientrano nella quota pubblica né sono accessibili per la maggior parte degli studenti, poiché i canoni mensili variano tra i 600 e i 900 euro, spesso con richieste di deposito cauzionale e contratti annuali. L'assenza di vincoli sui prezzi, anche per strutture realizzate con il supporto di fondi pubblici o agevolazioni urbanistiche, rappresenta uno dei punti critici più segnalati da osservatori e associazioni studentesche.
Una copertura ancora insufficiente
Sommando le residenze pubbliche universitarie, quelle di DiSCo Lazio e le strutture private convenzionate, Roma può contare complessivamente su circa 8.000 posti letto "strutturati", di cui solo un terzo a canone calmierato. Anche considerando l'intera offerta, la città riesce a coprire non più dell'11% degli studenti fuori sede, ben al di sotto della soglia del 15–20% che viene spesso indicata come livello minimo di adeguatezza nei confronti delle città europee più avanzate.
Questa situazione, già oggi critica, rischia di aggravarsi senza un piano di investimenti strutturale che coinvolga Stato, Regione e atenei, e che punti non solo ad aumentare il numero di posti, ma anche a garantirne l'accessibilità economica.
Università a Roma nel Rapporto AlmaLaurea 2024: analisi e confronto
1. Numero di laureati: Roma in cima alla classifica nazionale
Nel 2023, l'università con il maggior numero di laureati in Italia è la Sapienza di Roma, con 20.069 laureati, distanziando nettamente le altre:
Università di Bologna: 14.123
Università di Napoli Federico II: 12.293
Università degli Studi di Torino: 10.803
Università di Padova: 10.694
Università degli Studi di Milano: 9.484
Università di Firenze: 7.413
Università degli Studi di Bari: 7.364 (Fonte: AlmaLaurea 2024 – Tavola 1.1 e 2.1, rielaborazione su dati pubblici)
Altri atenei romani, con numeri minori:
Roma Tre: 5.410
Tor Vergata: 5.357
LUMSA: 1.960
Università Campus Bio-Medico: 585
Università Foro Italico: 505
Università telematiche e private con sede a Roma (es. UniCamillus, Link, UNINT, Europea): meno di 500 laureati ciascuna
2. Mobilità studentesca: il ruolo attrattivo di Roma
Il Lazio, e in particolare Roma, attira studenti dal Mezzogiorno, ma in misura minore rispetto al Nord:
Solo il 14,5% dei laureati del Centro Italia (dove rientra il Lazio) ha studiato in una regione diversa.
Al contrario, nel Mezzogiorno, quasi il 30% degli studenti si sposta per studiare, soprattutto verso Nord e Centro.
Ne risulta che Roma è sì una meta universitaria per molti studenti del Sud, ma meno "centripeta" rispetto a città del Nord come Milano, Bologna o Torino.
3. Effetti economici della mobilità studentesca verso città come Roma
Secondo AlmaLaurea, la mobilità verso il Centro-Nord (inclusa Roma) produce un impatto economico significativo:
-1 miliardo di euro di spesa pubblica nelle regioni del Sud (per i servizi universitari che non vengono fruiti localmente)
-2 miliardi di euro in consumi familiari sottratti al Sud
+1,3 miliardi di euro di redditi da lavoro che si generano nei territori di destinazione, come Roma, grazie alla presenza degli studenti migranti
4. Abbandoni e disparità territoriali: il Lazio tra Mezzogiorno e Nord
L'abbandono universitario tra il primo e il secondo anno è un indicatore della tenuta del sistema formativo.
Nel Mezzogiorno, l'abbandono è al 16,4%
Nel Centro (che include Roma): 16,3%
Nel Nord: 12,4%
Roma si colloca quindi più vicino alle criticità del Sud che alla stabilità del Nord, suggerendo la necessità di politiche di accompagnamento e orientamento più efficaci.
5. Laureati in discipline STEM: Roma nella media, lontana dai leader europei
In Italia, le lauree STEM (Scienze, Tecnologia, Ingegneria, Matematica) rappresentano circa il 23,7% del totale, valore inferiore alla media OCSE (25%).
A livello di singoli atenei:
Sapienza, Tor Vergata e Roma Tre offrono una buona gamma di corsi STEM, ma la percentuale di laureati in informatica è ancora sotto il 2%, ben lontana dal 4,1% della media OCSE.
Nel confronto europeo:
Germania: 35,1% dei laureati in discipline STEM
Austria: 33,7%
Francia: 26,0%
Spagna: 29,0%
Italia: 23,7%
Anche Roma risente quindi di un ritardo nella formazione tecnologica avanzata, che penalizza le possibilità di sviluppo di un ecosistema dell'innovazione competitivo.
Sostenibilità: sfide principali per le università romane
Il "Rapporto 2025 - Capacity building e best practice nelle università italiane" di RUS individua le principali sfide per le università romane.
1. Mobilità sostenibile: criticità strutturali
Nonostante alcune iniziative, Roma sconta un ritardo rispetto ad altre città universitarie:
Dipendenza dall'auto privata: gli spostamenti casa-università a Roma avvengono ancora in gran parte con veicoli privati. I tragitti non sostenibili (es. in auto a benzina o diesel) sono ancora prevalenti.
Limitati investimenti infrastrutturali: il rapporto rileva che il numero di rastrelliere, ciclofficine, colonnine elettriche o corsie ciclabili nei campus romani è basso rispetto a Milano, Torino, Bologna.
2. Collaborazione con le imprese per lo sviluppo sostenibile: ancora limitata
Solo il 17% dei progetti di ricerca nelle università italiane avviene in collaborazione con imprese e territori su temi di sostenibilità, e la media romana appare inferiore rispetto a poli come il Politecnico di Milano. Fonte: RUS, Rapporto 2025 - Capacity building e best practice nelle università italiane, URL: https://reterus.it/public/files/TdL/Capacity_Bulding/Rapporto_2025_-_Capacity_building_e_best_practice_nelle_universita_italiane.pdf)
La Classifica della VQR 2015-2019: Analisi delle Prime Posizioni e Istituzioni Romane
Struttura della Classifica
La classifica della VQR 2015-2019 si basa principalmente sull'indicatore IRFS (Indicatore Finale di Struttura), che è una media ponderata di:
IRAS1_2: indicatore relativo alla qualità della ricerca di tutto il personale (90% del peso)
IRAS3: indicatore relativo alla formazione alla ricerca (5% del peso)
IRAS4: indicatore relativo alla Terza Missione (5% del peso)
L'indicatore IRFS è fornito come valore percentuale (IRFS x 100) e può essere confrontato con la percentuale dei prodotti attesi sul totale. Se IRFS è maggiore della percentuale dei prodotti attesi, l'istituzione ha performance superiori alla media.
Prime 5 Università
Dalla Tabella 6.29 del rapporto, le prime 5 università in base all'indicatore IRFS sono:
Roma La Sapienza: IRFS = 6,16% (con 6,22% di prodotti attesi sul totale)
Bologna: IRFS = 5,43% (con 5,19% di prodotti attesi)
Napoli Federico II: IRFS = 5,08% (con 4,88% di prodotti attesi)
Padova: IRFS = 4,59% (con 4,25% di prodotti attesi)
Milano: IRFS = 4,12% (con 3,89% di prodotti attesi)
Questo mostra che Bologna, Napoli Federico II, Padova e Milano hanno ottenuto risultati superiori rispetto alla loro dimensione, mentre La Sapienza ha ottenuto un risultato leggermente inferiore alla sua quota dimensionale.
Prime 5 Enti di Ricerca
Dalla Tabella 6.31, i primi 5 enti di ricerca in base all'indicatore IRAS1_2 sono:
CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche): IRAS1_2 = 60,56% (con 61,64% di prodotti attesi)
INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare): IRAS1_2 = 16,24% (con 15,12% di prodotti attesi)
INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica): IRAS1_2 = 9,24% (con 9,39% di prodotti attesi)
INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia): IRAS1_2 = 6,21% (con 6,26% di prodotti attesi)
SZN (Stazione Zoologica Anton Dohrn): IRAS1_2 = 1,11% (con 0,93% di prodotti attesi)
Il CNR ha la quota maggiore, seguita dall'INFN che mostra performance superiori alla sua dimensione relativa.
Università e Istituzioni di Ricerca a Roma
Università a Roma e loro posizione
Roma La Sapienza: 1° posto (IRFS = 6,16%)
Roma Tor Vergata: 15° posto circa (IRFS = 2,27%, con 2,32% di prodotti attesi)
Roma Tre: 30° posto circa (IRFS = 1,48%, con 1,44% di prodotti attesi)
Roma LUISS: posizione intermedia (IRFS = 0,26%, con 0,21% di prodotti attesi)
Roma Biomedico: posizione intermedia (IRFS = 0,28%, con 0,27% di prodotti attesi)
Roma LUMSA: posizione intermedia (IRFS = 0,17%, con 0,17% di prodotti attesi)
Roma Foro Italico: posizione bassa (IRFS = 0,12%, con 0,12% di prodotti attesi)
Roma Europea: posizione molto bassa (IRFS = 0,09%, con 0,09% di prodotti attesi)
Roma UNICUSANO: posizione molto bassa (IRFS = 0,12%, con 0,15% di prodotti attesi)
Roma UNITELMA: posizione molto bassa (IRFS = 0,06%, con 0,06% di prodotti attesi)
Roma UNINT: posizione molto bassa (IRFS = 0,05%, con 0,06% di prodotti attesi)
Roma UNINETTUNO: posizione molto bassa (IRFS = 0,07%, con 0,10% di prodotti attesi)
Roma Marconi: posizione molto bassa (IRFS = 0,15%, con 0,29% di prodotti attesi)
Roma Link Campus: posizione molto bassa (IRFS = 0,06%, con 0,12% di prodotti attesi)
Roma Mercatorum: posizione molto bassa (IRFS = 0,07%, con 0,13% di prodotti attesi)
Roma San Raffaele: posizione molto bassa (IRFS = 0,07%, con 0,07% di prodotti attesi)
Enti di Ricerca a Roma Tra gli enti di ricerca con sede principale a Roma troviamo:
CNR: 1° posto tra gli EPR (IRAS1_2 = 60,56%)
INFN: 2° posto tra gli EPR (IRAS1_2 = 16,24%)
INGV: 4° posto tra gli EPR (IRAS1_2 = 6,21%)
INAF: 3° posto tra gli EPR (IRAS1_2 = 9,24%)
FERMI (Museo storico della Fisica e Centro Studi "Enrico Fermi"): posizione bassa (IRAS1_2 = 0,16%)
INVALSI: posizione molto bassa (IRAS1_2 = 0,27%)
INDIRE: posizione intermedia (IRAS1_2 = 0,81%)
Considerazioni
Roma presenta un panorama diversificato di istituzioni accademiche e di ricerca, con La Sapienza che emerge come leader nazionale, seguita da altre due università statali (Tor Vergata e Roma Tre) che mostrano buone performance. Gli enti di ricerca romani, in particolare CNR e INFN, dominano la classifica nazionale per il loro settore.
Si nota una significativa differenza tra le università statali romane e quelle private o telematiche, che generalmente occupano posizioni più basse nella classifica. Questo riflette una tendenza nazionale in cui le università di maggiori dimensioni e con più lunga tradizione tendono a ottenere risultati migliori nella valutazione della ricerca.
Roma nei ranking internazionali
1. Università e ricerca
Roma nel contesto italiano
Sapienza Università di Roma La Sapienza è università di punta a Roma e in Italia:
ARWU (Shanghai Ranking) 2024: La Sapienza è "la top university in Italia" e "l'unica università italiana a essere classificata nel range 101-150", posizionandosi tra le prime 150 università al mondo.
QS World University Rankings by Subject 2025: La Sapienza ha ottenuto "il primato assoluto a livello mondiale nella materia Classics and Ancient History con il punteggio di 99.1" per il quinto anno consecutivo.
Altre università romane
Università di Roma Tor Vergata: Nel THE World University Rankings 2024, Tor Vergata ha raggiunto "il 9° posto ex-aequo con l'Università Cattolica del Sacro Cuore e con l'Università di Pavia" tra gli atenei italiani.
LUISS Guido Carli: La LUISS si distingue in ambiti specifici, posizionandosi "#25 nel mondo per Politics and International Studies" e trovandosi "tra le prime 100 università al mondo per Business & Management, Law e Marketing".
Confronto con le migliori università italiane
Il podio delle università italiane nei ranking internazionali è occupato da:
Sapienza Università di Roma: Prima in Italia nel ranking ARWU.
Politecnico di Milano: Il "Politecnico di Milano in Italia è l'università con le migliori performance della regione" sud europea secondo il QS World University Rankings: Southern Europe 2025.
Università di Bologna: "Alma Mater Studiorum - Università di Bologna" si classifica "al secondo posto nella regione" sud europea.
Confronto con le migliori università europee
Le università di Roma sono distanti dalle top europee:
Migliori università europee: "ETH Zürich – Swiss Federal Institute of Technology" è l'istituzione leader "nel QS World University Rankings: Europe 2025", seguito da "Imperial College London" al secondo posto e "University of Oxford" al terzo.
Posizionamento italiano in Europa: Nessuna università italiana appare nella top 10 europea. Il Politecnico di Milano è la prima università italiana in Europa, seguito da Bologna e Sapienza.
Confronto con le migliori università mondiali
Top mondiale: "Per il 13° anno consecutivo, il Massachusetts Institute of Technology (MIT) mantiene il suo regno al vertice" del QS World University Rankings 2025, seguito da "Imperial College London" che "sale di quattro posizioni prendendo il secondo posto" e "University of Oxford e Harvard University" rispettivamente al terzo e quarto posto.
Distanza dalle top mondiali: La Sapienza, pur essendo la prima università italiana, si colloca solo nel range 101-150 a livello mondiale (ARWU), evidenziando un significativo divario con i leader globali.
2. Innovazione, startup e brevetti
Ecosistema di innovazione romano
Roma è il secondo centro per startup in Italia, ma distante da Milano: "Alla fine del primo trimestre 2023, Milano aveva 2.669 startup innovative, pari al 19% del totale nazionale. Roma si è classificata seconda con 1.667 startup, che costituiscono l'11,9% del totale."
Uno dei problemi di Roma, secondo Lorenzo Minio Paluello di Roma Startup, è che "il settore pubblico, il comune di Roma, la Regione Lazio e il Ministero dello Sviluppo Economico dovrebbero essere allineati nel proporre una strategia coordinata per far crescere le startup e scalare a livello internazionale."
Confronto con altri ecosistemi italiani
Milano: Leader indiscusso in Italia. "La regione Lombardia che include la città di Milano ha la più alta concentrazione di startup innovative" in Italia. Milano è considerata "la capitale locale dell'innovazione".
Torino: In forte crescita e riconoscimento internazionale. La città di Torino "può ora vantare un importante nuovo record per l'Italia come hub internazionale per gli innovatori, in particolare nei campi dell'AI, Big Data & Analytics e Smart Cities", essendo classificata "tra i Top 40 European Ecosystems e tra i Top 35 European Emerging Ecosystems in Funding".
Confronto con ecosistemi europei e mondiali
Top ecosistemi al mondo: "I primi tre ecosistemi globali rimangono gli stessi dal 2020, con la Silicon Valley al 1° posto, seguita da New York City e Londra a pari merito al 2° posto." Los Angeles e Tel Aviv completano la top 5.
Position italiana: Nessuna città italiana compare tra i primi 30 ecosistemi globali di startup secondo il Global Startup Ecosystem Report.
3. Posizione dell'Italia nei ranking di innovazione
Global University Venturing (GUV) Index – Commercializzazione della ricerca e spin-off universitari
Cosa misura: Il GUV Index valuta la capacità delle università di trasformare la ricerca accademica in imprese spin-off di successo, considerando il numero di aziende create, i fondi di venture capital raccolti e l'esistenza di fondi di investimento universitari dedicati.
Posizione di Roma: Attualmente, nessuna università romana figura tra le prime 50 al mondo per numero di spin-off o capitali raccolti secondo il GUV Index. La Sapienza, ad esempio, non dispone di un fondo di venture capital dedicato, a differenza di atenei come il Politecnico di Milano, che ha lanciato il fondo Poli360, contribuendo alla creazione di oltre 80 spin-off con un capitale raccolto superiore a 320 milioni di euro.
Confronto internazionale:
Migliore in Europa: University of Cambridge, con oltre 2,2 miliardi di dollari raccolti da spin-off tra il 2013 e il 2017.
Migliore in Italia: Politecnico di Milano, grazie al fondo Poli360.
Interpretazione: Nonostante la qualità della ricerca, le università romane mostrano un potenziale inespresso nella commercializzazione dei risultati scientifici. L'assenza di fondi dedicati e di una strategia di valorizzazione della ricerca limita la capacità di generare impatto economico attraverso la creazione di imprese innovative.
CWTS Leiden Ranking – Impatto scientifico delle pubblicazioni
Cosa misura: Il CWTS Leiden Ranking valuta la qualità della produzione scientifica delle università, utilizzando indicatori bibliometrici come la percentuale di pubblicazioni che rientrano tra il 10% più citato a livello mondiale (PP(top 10%)).
Posizione di Roma:
Sapienza Università di Roma: PP(top 10%) pari al 10,1%, posizionandosi al 16° posto tra le università italiane.
Confronto internazionale:
Migliore al mondo: Zhejiang University (Cina), con un PP(top 10%) del 12,4%.
Migliore in Europa: ETH Zürich (Svizzera), con un PP(top 10%) del 17,8%.
Migliore in Italia: Università di Bologna, con un PP(top 10%) del 10,9%.
Interpretazione: La Sapienza mostra una buona performance in termini di impatto scientifico, con una percentuale di pubblicazioni altamente citate vicina a quella delle migliori università italiane. Questo indica un'elevata qualità della ricerca prodotta, anche se esiste un margine di miglioramento per raggiungere i livelli delle eccellenze europee.
Times Higher Education (THE) Impact Rankings – Contributo agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs)
Cosa misura: Il THE Impact Rankings valuta l'impegno delle università nel contribuire agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, considerando aspetti come la ricerca, la gestione, l'outreach e l'insegnamento.
Posizione di Roma:
Sapienza Università di Roma: Classificata nella fascia 101–200 a livello mondiale. Times Higher Education (THE)
Confronto internazionale:
Migliore al mondo: Western Sydney University (Australia).
Migliore in Europa: University of Manchester (Regno Unito).
Migliore in Italia: Università di Bologna, unica italiana nella top 100 mondiale.
Interpretazione: La Sapienza dimostra un impegno significativo verso la sostenibilità e gli SDGs, posizionandosi tra le prime 200 università al mondo. Tuttavia, per raggiungere le posizioni di vertice, sarebbe necessario un rafforzamento delle strategie e delle iniziative orientate agli SDGs.
Rapporto Global Innovation Index 2024:
1. Cluster di Scienza e Tecnologia (S&T):
Un cluster di scienza e tecnologia (S&T) è una concentrazione geografica di aziende, università, centri di ricerca, istituzioni pubbliche e private che collaborano tra loro generando innovazione scientifica e tecnologica. Questi cluster favoriscono l'interazione tra imprese, istituzioni accademiche e governi, facilitando la condivisione della conoscenza, lo sviluppo di tecnologie innovative e la loro applicazione pratica attraverso brevetti, prodotti e servizi tecnologicamente avanzati.
Indicatori principali dei cluster S&T:
Applicazioni brevettuali internazionali (domande PCT)
Pubblicazioni scientifiche
Collaborazione tra università e imprese
Investimenti in ricerca e sviluppo (R&S)
Posizione di Roma:
Roma è al 61° posto tra i primi 100 cluster mondiali, mostrando una buona produzione scientifica, ma con una minore intensità brevettuale rispetto ad altri cluster europei e mondiali più avanzati
Confronto tra i due concetti in sintesi:
Caratteristiche | Cluster S&T | Social Entrepreneurship |
Obiettivo | Innovazione scientifica e tecnologica per crescita economica | Innovazione per risolvere problemi sociali e ambientali |
Struttura principale | Aziende, università, centri di ricerca | Imprese sociali, ONG, startup con obiettivi sociali |
Misura del successo | Brevetti, pubblicazioni, tecnologie commercializzate | Impatto sociale, benefici misurabili per comunità e ambiente |
Roma nel quadro globale:
Roma si posiziona in modo competitivo nella ricerca accademica, ma risulta meno forte nella trasformazione di questa ricerca in applicazioni industriali (brevetti).
Non emerge un ruolo significativo di Roma nel contesto dell'imprenditoria sociale nel rapporto, indicando margini di miglioramento potenziali anche in questa dimensione, specialmente considerando l'importanza attribuita a questa forma di innovazione nel report Global Innovation Index 2024.
4. Conclusioni comparative
Roma vs. altre città italiane
Roma, principalmente grazie alla Sapienza, eccelle nel campo accademico ma è seconda a Milano nell'ecosistema di startup e innovazione. Torino sta emergendo rapidamente come hub per AI, Big Data e Smart Cities.
Italia vs. Europa
Le università italiane, incluse quelle romane, sono distanti dalle top europee come ETH Zurich, Oxford e Cambridge. Nessun ecosistema di startup italiano è paragonabile a quelli di Londra, Berlino o Parigi.
Italia vs. mondo
Il divario è ancora più marcato a livello mondiale. Mentre la Sapienza si posiziona nel range 101-150, la distanza dalle università americane come MIT, Harvard e Stanford è considerevole. Nessuna città italiana compare tra i primi 30 ecosistemi globali di startup, dominati da Silicon Valley, New York e hub asiatici.
Sebbene l'Italia mostri punti di forza in alcuni settori di ricerca scientifica e produttività brevettuale, l'ecosistema di innovazione nel suo complesso necessita di un forte sviluppo per competere a livello globale.
Il potenziale economico inespresso della ricerca a Roma
I dati di bilancio e le simulazioni su base comparativa mostrano con chiarezza che, a parità di produzione scientifica, Roma potrebbe generare un impatto economico e occupazionale ben superiore a quello attuale, se solo riuscisse a integrare in modo più efficace il proprio sistema universitario con il tessuto produttivo e con strumenti di valorizzazione della conoscenza.
1. Quanta ricerca si produce (e quanto vale)
Le principali università di Roma, pubbliche e private, raccolgono ogni anno finanziamenti rilevanti per la ricerca, sia da bandi competitivi (nazionali, europei) sia da contratti con imprese (cosiddetta "ricerca conto terzi"). A questi si aggiunge la spesa per il personale strutturato dedicato alla ricerca e alla didattica.
Ateneo | Finanziamenti da bandi competitivi | Ricerca conto terzi e brevetti | Spesa per personale ricerca/didattica |
Sapienza | ~42 milioni € | 10,4 milioni € | 339,6 milioni € |
Tor Vergata | 22,7 milioni € | 7 milioni € | 158,6 milioni € |
Roma Tre (stima) | ~25 milioni € | ~4 milioni € | ~120 milioni € |
Altri (LUISS, Campus Bio-Medico, ecc.) | 10–15 milioni € | 1–2 milioni € | ~80 milioni € |
Fonte principali: Bilanci 2024 di Sapienza e Tor Vergata; documentazione pubblica Roma Tre 2022; stime su LUISS e privati da CIVR e report di valutazione interna.
2. Cosa produrrebbe un ecosistema realmente efficiente
Applicando il moltiplicatore economico calcolato per l'Università di Cambridge – pari a 12,65 euro di valore aggiunto per ogni euro speso in ricerca pubblica – è possibile stimare l'impatto che una piena valorizzazione della spesa universitaria potrebbe generare per l'economia romana.
Scenario | Spesa annua stimata in R&S | Valore economico potenziale | Incidenza sul PIL di Roma (163,5 mld €) | Posti di lavoro potenziali (stima) |
Minimo | 65 milioni € | 820 milioni € | 0,5% | ~1.900 |
Realistico | 82 milioni € | 1 miliardo € | 0,6% | ~2.300 |
Espansivo | 300 milioni € | 3,8 miliardi € | 2,3% | ~8.800 |
Trasformativo | 520 milioni € | 6,6 miliardi € | 4,0% | ~15.000 |
Fonte modello di calcolo:
University of Cambridge, "The Economic Impact of the University of Cambridge", London Economics 2022 - https://www.cam.ac.uk/system/files/le_-economic_and_social_impact_of_university_of_cambridge-_final_report.pdf
3. Cosa frena questo potenziale
Fattore critico | Situazione attuale a Roma | Confronto internazionale |
Trasferimento tecnologico | Ricavi annui sotto i 20 mln € | Cambridge: 78% dell'impatto economico da spin-off e licenze |
Capitali per start-up accademiche | Roma: 11,9% delle start-up italiane vs. Milano: 19% | MIT e Cambridge con fondi VC universitari dedicati |
Infrastrutture per innovazione | Manca un distretto scientifico integrato | Cambridge North, Kendall Square |
Permanenza dei dottorandi stranieri | < 40% rimane in città dopo il PhD | > 60% a Boston, Zurigo |
Regole sulla proprietà intellettuale | Titolarità in capo all'università | Stanford e MIT: modelli "inventor-friendly" |
Fonti:
Euraxess (retention PhD): https://euraxess.ec.europa.eu
MIMIT (startup): https://www.mimit.gov.it
MIT Technology Licensing Office: https://tlo.mit.edu
4. Il divario di scala resta enorme
Politecnico di Milano – entrate esterne per la ricerca € 178 milioni (96,6 M € da commesse/TT + 81,6 M € da bandi competitivi).
Sapienza Università di Roma – proventi di ricerca € 85 milioni (68,3 M € competitivi + 16,9 M € conto terzi).
Oxford – research-income da grant e contratti £ 778,9 milioni ≈ € 910 M (FY 2023/24).
MIT – spesa in ricerca sponsorizzata US$ 2,10 miliardi ≈ € 1,94 Mld (FY 2024).
Rapporto di scala: Sapienza vale 1/11 di Oxford; Polimi 1/5 di Oxford e 1/11 del MIT.
Fonti:
Oxford https://researchsupport.admin.ox.ac.uk/information/income?utm_source=chatgpt.com
MIT https://vpf.mit.edu/sites/default/files/downloads/TreasurersReport/MITTreasurersReport2024.pdf
5. Le leve da attivare
Per sbloccare questo potenziale e tradurre la qualità della ricerca in valore economico stabile, Roma dovrebbe dotarsi di strumenti oggi assenti o frammentari:
Un fondo di venture capital universitario per finanziare spin-off ad alta intensità tecnologica;
Un distretto dell'innovazione fisico e organizzativo, con laboratori, spazi per startup, housing per ricercatori;
Un sistema di incentivi sui brevetti che premi direttamente i ricercatori e faciliti la creazione di imprese;
Politiche di attrazione e permanenza dei talenti internazionali, con visti post-dottorato e incentivi fiscali.
La sfida del "patient capital" per l'ecosistema innovativo romano
1. Un deficit di capitali pazienti
Il capitale a lungo termine – il patient capital capace di restare 7‑10 anni nelle imprese deep‑tech – è tuttora lo snodo debole di Roma. Nel 2024 l’intero venture‑capital italiano ha raccolto 1,5 mld € (417 round) secondo l’ultimo Private‑Equity & Venture‑Capital Market Data di AIFI–PwC https://www.aifi.it/it/private-equity-e-venturecapital.
Ripartizione geografica 2024 (AIFI): Nord 67 %, Centro 20 %, Sud 13 %. Il Lazio si ferma al 9 % dei round; la Lombardia sfiora il 36 %.
I round growth (Serie A+) non superano il 7 % dei nuovi investimenti nazionali (fonte: Venture Capital Report – Italy Q4‑24 & FY‑24, Growth Capital / Dealroom, marzo 2025).
2. Il confronto europeo
Nel 2024 gli ecosistemi di riferimento hanno raccolto:
Parigi 3,3 mld €
Berlino 2,3 mld €
Italia intera 1,5 mld €
(Dati Dealroom Europe Q1 2025 Report – https://dealroom.co).
E dispongono di veri fondi pazienti:
Paese | Veicolo pubblico‑privato | Dotazione | Orizzonte |
Francia | French Tech Souveraineté – Bpifrance | 1,5 mld € | |
Germania | KfW Capital | 2,7 mld € |
3. Il potenziale “nascosto” delle università romane
Dati Dealroom (snapshot 16 mag 2025) sulle startup fondate da alumni:
Ateneo | Startup alumni | Unicorn alumni | Spin‑out accademici |
Sapienza | 696 | 4 | 39 |
Roma Tre | 205 | – | 2 |
Luiss Business School | 135 | – | – |
Luiss Guido Carli | 51 | 1 | – |
JCU – Institute for Entrepreneurship | 33 | – | – |
Rome Business School | 32 | – | – |
John Cabot University | 31 | – | – |
American University of Rome | 26 | – | – |
Univ. G. Marconi | 26 | – | – |
Univ. Mercatorum | 24 | – | – |
Fonte: https://dealroom.co
4. Strumenti attivi ma insufficienti
Ente | Veicolo | Dotazione | Fonte |
CDP Venture Capital | programmi diretti (Centro Italia) | 12 % del totale nazionale (2023) | Relazione Finanziaria Annuale 2023 https://www.cdpventurecapital.it/resources/cms/documents/CDP_VC_Bilancio_2023.pdf |
Lazio Innova | INNOVA Venture | 21,8 mln € |
5. Effetti del capitale scarso
Brevetti poco valorizzati – solo 7,4 % dei brevetti universitari romani è licenziato o in spin‑out (media UE 15,3 %): Rapporto Netval 2022 https://netval.it/rapporto-annuale/.
Migrazione delle scale‑up – 31 % delle scale‑up italiane sposta la sede all’estero per i round C/D: Tech Scaleup Europe 2022, Mind the Bridge https://mindthebridge.com/tech-scaleup-europe-2022/.
6. Tre leve per colmare il gap
Roma Patient Capital Fund – 200 mln €, co‑investito da Regione Lazio e CDP VC, ticket Serie A‑B, durata 8‑10 a.
University Tech Transfer Fund – veicolo modello Oxford Sciences Innovation, alimentato da fondazioni bancarie e casse previdenziali.
Super‑deduzione fiscale al 50 % sugli utili/reinvestimenti di venture capital mantenuti ≥5 anni.
Senza capitali pazienti Roma rischia di restare un hub di ricerca a impatto economico limitato: le sue startup nasceranno in città, ma cresceranno altrove.
Settori strategici di Roma e del Lazio
1. Biomedicina e scienze della vita
Roma ospita almeno otto IRCCS—fra cui Policlinico Gemelli, IFO-Regina Elena/San Gallicano, Lazzaro Spallanzani, Bambino Gesù, Santa Lucia, Fondazione Bietti, IDI e San Raffaele Pisana—secondo l'"Elenco IRCCS" del Ministero della Salute (aggiornato 7 luglio 2023).
Il Gemelli non è solo il primo ospedale italiano, ma compare al 35° posto nel ranking mondiale 2024 di Newsweek («Policlinico Universitario A. Gemelli – Rank 35»).
Nell'intero Lazio il comparto "Life Sciences" conta «10.000 ricercatori, 26 centri di ricerca specializzati, 8 università con dipartimenti di biomedicina, 22.000 addetti e 9 mld € di fatturato annuo» (brochure Invest in Lazio, sezione Scienze della vita).
Questi numeri spiegano la fitta collaborazione con gli atenei capitolini: i dipartimenti di Medicina e Ingegneria biomedica di Sapienza, Tor Vergata, Campus Bio-Medico e Cattolica partecipano stabilmente a progetti con gli IRCCS citati, alimentando un ecosistema clinico-accademico di ricerca traslazionale.
2. Aerospazio
Il Distretto aerospaziale del Lazio (DTA)—fondato nel 2004 e socio del Cluster tecnologico nazionale CTNA—riunisce «250 imprese, 23.500 addetti, 5 mld € di fatturato annuo e 2 mld € di export»; sul versante accademico opera «con 4 facoltà di ingegneria, 12 dipartimenti e 3.000 ricercatori».
Come ricorda la stessa fonte, «Il Lazio occupa un ruolo di assoluto rilievo nel panorama internazionale dell'industria dell'aerospazio e sicurezza». La presenza congiunta di ESA-ESRIN (Frascati) e dell'Agenzia Spaziale Italiana, insieme ai campus di Sapienza, Tor Vergata e Roma Tre, facilita progetti congiunti sul new-space e su Copernicus o Galileo, consolidando il legame università-impresa.
3. Beni culturali e tecnologie per il patrimonio
La regione può contare su 6 siti UNESCO, 30 aree archeologiche/monumenti e oltre 250 musei e gallerie.
Il Distretto Tecnologico Culturale (DTC Lazio), promosso da Regione Lazio e università romane, finanzia laboratori di diagnostica, realtà aumentata e restauro high-tech, mettendo in rete Atenei (Sapienza, Tor Vergata, Roma Tre), CNR e MiC. Pur non esistendo ancora una cifra ufficiale unica sui progetti di digitalizzazione, la dotazione infrastrutturale (laboratori specializzati nei campus e nei musei statali) è attestata dall'insieme di centri di ricerca elencati nello studio regionale sul patrimonio.
4. ICT e Smart City
Nel 2022 il Lazio era la seconda regione italiana per numero di startup innovative: 1.721 unità, e il report sottolinea che «Roma ospita quasi tutte le aziende ICT della regione».
Il comparto ICT regionale genera «6,5 mld € di spesa ICT e 80.000 addetti», con investimenti annui nell'ordine dei 700 mln €.
Questa massa critica alimenta programmi di open-innovation comunali (es. Roma Smart City) e incubatori pubblico-privati accanto ai dipartimenti di Ingegneria informatica delle tre principali università, creando un circuito virtuoso tra ricerca applicata, startup e servizi urbani (mobilità, big-data, sensoristica).
Sintesi
Le quattro filiere mostrano un modello ricorrente:
Massa critica di imprese ed enti di ricerca (IRCCS, DTA, DTC, poli ICT).
Presidio universitario multisede (8 dipartimenti biomedici, 12 aerospaziali, ecc.).
Progetti congiunti finanziati da Regione e cluster nazionali.
Questa struttura rende Roma un laboratorio naturale dove ricerca accademica e produzione di alto contenuto tecnologico si sostengono a vicenda, con ricadute occupazionali e di innovazione misurabili nei dati sopra riportati.
Proposte
1. Portare la spesa in Ricerca & Sviluppo al 2,5% del PIL regionale
Situazione di partenza. L'Italia investe l'1,37% del PIL in R&S Istat; il Lazio è poco sopra, ma comunque lontano dal 2,22% medio UE-27 e dal 2,7% medio OCSE.
Benchmark europeo. L'Unione ha fissato un obiettivo di 3% ("target di Lisbona", confermato in Europa 2020): fissare un traguardo intermedio al 2,5% significa colmare metà del divario, ma resta realistico in 5-7 anni.
Impatto atteso. Ogni +0,1 p.p. di R&S sul PIL è associato, nelle stime OCSE, a +0,05 p.p. di crescita TFP a medio termine; passare da 1,3 a 2,5% vale circa +0,6 p.p. di crescita annua potenziale.
2. Fondo di fondi di Venture Capital sul modello Bpifrance + CDP
Perché un fondo pubblico-privato? Gli hub europei che attraggono più capitale (Londra 3,2 mld $; Parigi 1,8 mld $ nel Q1-2025) hanno alle spalle entità pub-private che co-investono nei round seed/Series A.
Esempio Bpifrance. La banca pubblica francese immette ~1 mld €/anno attraverso 470 fondi partner con orizzonte "paziente" di 8-10 anni, catalizzando altri investitori. Replicare lo schema con Cassa Depositi e Prestiti ridurrebbe il "funding gap" che oggi esclude Roma dalle top-20 città europee per round > 100 M€.
3. 20.000 posti di housing studentesco (PBSA) entro il 2030 → provision rate ~12%
Definizione. Provision rate = posti letto in Purpose-Built Student Accommodation / studenti totali.
Quanto è "12%"? In Germania e Francia i tassi di copertura sono ≈ 12% e 16%, mentre la media europea resta sotto il 10%; Londra arriva al 25%. Roma è stimata al 3-4% (JLL 2024).
Perché 20.000 posti? Con ~170.000 posti oggi mancanti, 20.000 unità porterebbero Roma dal fanalino di coda europeo a un livello "medio-alto", sufficiente ad alleviare la pressione sugli affitti privati e a rendere la città più competitiva nei bandi Erasmus+ e nei corsi internazionali.
4. "Ed-tech district" con incentivi fiscali e fast-track edilizio
Lezione da Parigi-Saclay. Il campus a sud-ovest di Parigi concentra 19 atenei e centri nazionali, 360 laboratori e 65.000 studenti, attirando il 15% della R&S francese.
Effetti economici. Saclay genera >400.000 posti di lavoro ad alta intensità di conoscenza; i distretti simili (MIT-Cambridge, Knowledge Quarter Londra) mostrano premi di salario e di produttività fino al 25% sul resto della regione.
Perché un'area dedicata? Accorpare università, incubatori e imprese in un perimetro con IMU azzerata e sportello unico abbatte tempi autorizzativi (oggi ≈ 180 giorni in media) e favorisce trasferimento tecnologico e spin-off.
5. Corsi in inglese + visto post-laurea estesi oltre i 48 mesi
Concorrenza internazionale.
Regno Unito: Graduate Route = 2 anni (3 per PhD)
Canada: Post-Graduation Work Permit = fino a 3 anni
Germania: permesso ricerca lavoro = 18 mesi
Tendenze OCSE. I Paesi che offrono finestre più lunghe di permanenza mostrano maggiori tassi di retention dei laureati STEM.
Situazione italiana. Solo ~9% dei corsi magistrali è erogato in inglese, contro >30% della media UE-Nord; ampliare l'offerta e consentire 4 anni di permanenza allinea Roma ai competitor extra-europei e riduce il "brain drain" di laureati stranieri verso UK, Canada o Australia.

© Andrea Massaroni 2025. Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.